Un buontempone ci accusa d'aver sterminato i passeri...

In risposta alla Lettera al Direttore pubblicata sul Resto del Carlino di Ferrara del 01/12/2013.

Tralasciando il livore che emerge dalle righe, perchè sappiamo bene che non è possibile essere amati e rispettati da tutti per quello che facciamo, per la serietà che ci contraddistingue ci interessa mettere in evidenza la totale mancanza di conoscenza dell'argomento che questo "signore" ha voluto affrontare: la sparizione dei passeri.

Infatti non esiste una sola causa della sparizione dei passeri ma ne esistono molte (alcune probabilmente ancora sconosciute) che si intrecciano tutte assieme a complicare il quadro della situazione. Fra le tante sicuramente è da citare la competizione con lo Storno (Sturnus vulgaris) per i siti di nidificazione, sempre meno numerosi a causa delle ristrutturazioni e delle tecniche della moderna edilizia. Il numero crescente di corvidi e gatti domestici è certamente una causa "minore" visto che si conoscono zone dove i passeri convivono piuttosto bene con questi predatori. Un altro problema potrebbe essere l'aumento di consanguineità all'interno delle colonie rimaste isolate (perché i passeri sono estremamente stanziali e si spostano poco dal luogo in cui nascono). Tuttavia è ormai assodato che la principale causa della rarefazione del passero sia la mancanza di insetti. In effetti molti pensano che esso sia esclusivamente granivoro ma non è affatto così: specialmente i piccoli, all'interno dei nidi, necessitano di alimenti di origine animale. E di questa assenza di insetti (salvo alcune specie particolarmente adattabili) ce ne siamo accorti tutti (basti pensare alle sempre più rare farfalle) e dovremmo riflettere sulle cause di ciò. Gli ornitologi che studiano i passeri hanno notato la loro assenza laddove si fa grande uso di pesticidi ed erbicidi, laddove diminuiscono gli spazi incolti e le erbe spontanee, laddove l'agricoltura si specializza sempre più attorno a poche piante commerciabili, laddove si piantano specie esotiche piuttosto che autoctone e, infine, laddove l'inquinamento aumenta.

In buona sostanza, come spesso accade, possiamo dire che la colpa di tutta questa faccenda è da attribuire in gran parte all'Uomo e ai rapidi mutamenti ambientali che a lui sono dovuti.